Da Caressa a Marocchi: la tv non è un giocattolo per bambini!

Di Paolo Paoletti
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Updated: 18 gennaio 2016

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di Paolo Paoletti – Sky fa danni. Il mio amico Massimo Corcione – direttore dei direttori – adesso deve intervenire.
Prima Boban fa scatenare i tifosi del Napoli costringendo Caressa alla retRomarcia in tv, con tanto di scuse pro-decoder e antiauditel.
Poi Marocchi che in colLegamento con Allegri getta ombre sulla Decima bianconera, sollevando ancora lei ire dei tifosi azzurri. Sentite quà…
“Ti stanno dando una mano tutte le altre squadre. Ho indossato la maglia bianconera, su ogni campo era la partita dell’anno, tutti coi coltelli tra i denti. Invece ho quasi l’impressione che chi ti incontra per tua fortuna pensi ‘vaBBè, questa la perdiamo poi pensiamo alla pRossima”.
Giancarlo Marocchi, 50 anni, opinionista Sky, ex giocatore della Juventus dall’88 al ’96, è certamente leggero nell’esprimersi. Ma il problema è a monte: basta con questi opinionisti che tirano per quella o quell’altra squadra.
Una volta se eri stato schierato da una parte – anche solo per doveri professionali – veniti tenuto fuori dalla mischia. Il giornalismo non può essere tifoso, e non può essere venduto agli interessi commerciali.

Marocchi probabilmente non l’ha fatto neanche apposta, voleva dire che la Juve schiacciasassi non trova avversari che la mettano in difficoltà, magari anche sottolineando la prestazione ridicola dell’Udinese. Però si sono infuriati sia i tifosi bianconeri, sia la stessa Udinese.

La morale è che bisogna smetterla di dire qualsiasi cosa; smetterla con dare la tv in mano a chichessia, come fosse un giocattolo per bambini; basta con il partitismo: parlare alla gente non come vendere pentole e posate.

Fa ridere quindi il mea culpa di Caressa: “E’ scoppiato un casino a Napoli, che ha coinvolto tutti. Ci hanno scritto attori, comici, scrittori. Partiamo da un fatto: nessuno di noi qui sapeva che c’era questa nuova tradizione a Napoli, nè conoscevamo le parole della canzone che intonano tifosi e squadra, che sono bellissime. Nessuno voleva attaccare questa canzone o i festeggiamenti di fine partita. Ci tenevamo a chiarirlo”.

Ma come è possibile che un giornalista non sappia ciò che accade sui campi di calcio, peraltro della prima in classifica e ancor peggio in diretta tutte le settimane?
Al peggio non c’è mai fine!