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Cuperlo lascia presidenza Pd, primo caduto del ‘prendere o lasciare’!
- Updated: 21 gennaio 2014

di Romana Collina – “Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo Interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero”: così scrive Cuperlo in una lettera al segretario Renzi in cui spiega il perchè delle sue dimissioni da presidente del Pd. “Mi dimetto – spiega Cuperlo nella missiva pubblicata sulla sua pagina Facebook – perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo Interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere. Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appAia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità”.
“Ancora ieri, e non per la prima volta, tu hai risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale”, scrive Cuperlo nella lettera aperta a Matteo Renzi (pubblicata su facebook) nella quale annuncia le sue dimissioni dalla presidenza dell’assemblea del Pd.
“Ritengo non possano funzionare un organismo dirigente e una comunità politica – e un partito lo è in primo luogo – dove le riunioni si convocano, si svolgono, ma dove lo spazio e l’espressione delle differenze finiscono in una irritazione della maggioranza e, con qualche frequenza, in una conseguente delegittimazione dell’Interlocutore. Non credo sia un metodo giusto, saggio, adeguato alle ambizioni di un partito come il Pd e alle speranze che questa nuova stagione, e il tuo personale successo, hanno attivato. Così Gianni Cuperlo.
“Non nutro alcun sentimento di invidia e tanto meno di rancore. Non ne avrei ragione dal momento che la politica, quando vissuta con passione, ti insegna a misurarti con la forza dei processi. E io questo realismo lo considero un segno della maturità. Non mi dimetto neppure per una battuta scivolata via o il gusto gratuito di un’offesa. Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appAia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità”. Così Gianni Cuperlo scrive a Matteo Renzi motivando in una lettera, pubblicata su Facebook, le sue dimissioni. “Mi dimetto perché – spiega l’ex Ds – sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo Interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero. Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo Interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere”.
“Caro Gianni, rispetto la Tua scelta”. Così Matteo Renzi risponde alla lettera di dimissioni di Gianni Cuperlo. “Pensavo, e continuo a pensare, che un tuo impegno in prima persona avrebbe fatto bene alla comunità di donne e uomini cui ti riferisci nella tua lettera”. Sono certo “che – pur con funzioni diverse – ripartiremo insieme”. “Conosco – aggiunge Renzi – la fatica che hai fatto nell’accettare la mia proposta di guidare l’Assemblea del Pd, dopo le primarie. Con franchezza e lealtà, non me l’hai taciuta. Non volevi farlo, ma hai ceduto alla mia insistenza. Pensavo, e continuo a pensare, che un tuo impegno in prima persona avrebbe fatto bene alla comunità di donne e uomini cui ti riferisci nella tua lettera”. “Ti ringrazio per il lavoro che hai svolto nel tuo ruolo – prosegue il segretario – e sono certo che insieme potremo fare ancora molto per il Pd e per il centrosinistra. Ci aspetta un cammino intenso che può finalmente cambiare l’Italia”.
“Si poteva fare meglio? Sì, certo. Ma fino ad ora non si era fatto neanche questo. E rimettere in discussione i punti dell’accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto”, ha risposto Renzi alla lettera con cui Gianni Cuperlo ha annunciato le dimissioni da presidente del Pd. “Conosco – aggiunge Renzi – la fatica che hai fatto nell’accettare la mia proposta di guidare l’Assemblea del Pd, dopo le primarie. Con franchezza e lealtà, non me l’hai taciuta. Non volevi farlo, ma hai ceduto alla mia insistenza. Pensavo, e continuo a pensare, che un tuo impegno in prima persona avrebbe fatto bene alla comunità di donne e uomini cui ti riferisci nella tua lettera”. “Ti ringrazio per il lavoro che hai svolto nel tuo ruolo – prosegue il segretario – e sono certo che insieme potremo fare ancora molto per il Pd e per il centrosinistra. Ci aspetta un cammino intenso che può finalmente cambiare l’Italia”.
“Siamo il Partito Democratico non solo nel nome, del resto. Un partito vivo, dinamico, plurale, appassionato. Un partito vero, non di plastica. Un partito dove si discute sul serio, non si fa finta. A viso aperto”. Così Matteo Renzi nella lettera a Cuperlo dopo le sue dimissioni. “La stessa franchezza e lealtà mi ha portato a criticare, nel merito, il tuo Intervento. In un Partito Democratico le critiche si fanno, come hai fatto tu, ma si possono anche ricevere. Mi spiace che ti sia sentito offeso a livello personale”.
“Presenterò emendamenti contro le liste bloccate, perché non le vuole nessuno. E alla fine anche Renzi sarà chiamato a far prevalere la sintonia con il nostro popolo rispetto alla sintonia con Berlusconi: la nostra linea prevarrà in tutto il Pd”. Lo afferma Alfredo D’Attorre. Il deputato bersaniano del Pd spiega che nel dibattito di stamane in commissione è emersa una volontà trasversale di cancellare le liste bloccate: “Lo abbiamo detto io, la Bindi e altri Pd, ma anche colleghi di tutti gli altri partiti, tranne FI”.
“Sono Contento dell’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale perché siamo tornati alla grande politica che passa dalle parole ai fatti. Tutto questo mette fine alla tristezza giudiziaria contro Berlusconi che ha intossicato la vita del nostro Paese”. Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera, Intervistato da Radio Anch’io.
“La proposta del segretario del Pd è seria, ragionevole. E’ un buon punto di sintesi che consente, finalmente, di sbloccare un dibattito che dura da anni”. Così il sindaco di Torino Piero Fassino sul modello elettorale illustrato da Matteo Renzi. “Consente – ha spiegato Fassino, a margine dell’inaugurazione di nuove linee di treni regionali – di garantire la governabilità ed al tempo ad ogni forza politica di misurare la propria rappresentanza. In ogni collegio plurinominale il numero degli eletti sarà molto Contenuto e quindi si avrà un rapporto tra gli elettori e gli eletti che l’attuale legge ha impedito di fatto. Il largo consenso che ha ricevuto la proposta di Renzi, ed il fatto che anche chi aveva dei dubbi non ha votato contrario ma si è astenuto, consente al Pd di andare al confronto con altre forze politiche forte di una proposta in grado di dare una soluzione ad un tema per troppo tempo irrisolto”.
“Il pacchetto” che include la legge elettorale “è bloccato, per cui stiamo qui a discutere ma senza alcuna speranza di modificare nulla. Questa è dittatura!”. Lo denuncia su Facebook Fabiana Dadone, capogruppo M5S in commissione Affari costituzionali alla Camera. “Inizia finalmente la discussione sulla proposta fatta al di fuori del palazzo di Montecitorio (nelle stanza dell’inciucio), l’Italicum di Renzi e Berlusconi – riferisce Dadone -. I commenti sono quasi tutti rivolti all’accordo piuttosto che al merito della proposta di legge. Dico ‘quasi tutti’ perchè sia la Bindi (Pd) che Lauricella (Pd) si sono espressi nel merito della proposta di maggioranza ma contro questa legge perchè ha dei profili critici rispetto alla sentenza della Corte”. La deputata M5S sostiene che “la soglia per il premio è troppo bassa, per cui il premio è incostituzionale”. Inoltre “il listino bloccato è incostituzionale e antidemocratico, non permette la libera scelta dell’elettore”. E ancora: “L’Italicus è venduto come proporzionale ma è un maggioritario. Anche questo va contro la pronuncia della Corte Costituzionale. Questa proposta è peggiore del Porcellum! E’ una presa in giro vergognosa!”, afferma.
”Il nostro vero Interesse è che la legge elettorale sia una legge democratica, che consenta cioè al popolo di esprimersi realmente”: è l’opinione del ministro della Difesa, Mario Mauro, sulla nuova legge elettorale, espressa a ‘Prima di tutto’ su Radio 1. ”Quindi il tema della soglia che consente di avere il premio di maggioranza – dice Mauro – non è semplicemente una cabala di numeri. Il 35% nella nostra visione di Popolari per l’Italia è poco, rischia cioè di trasformare il momento del voto, in cui serve la partecipazione popolare, per ottenere la democrazia, in un momento in cui di fatto un’elite si impadronisce del Governo del Paese. Prendiamo ad esempio le ultime elezioni, dove ha votato suppergiù il 50% degli avente diritto. Ecco il 35% di quel 50% è una quota della popolazione a nostro avviso insufficiente per esprimere una vera e propria maggioranza. Quindi attenzione al tema del premio di maggioranza, discutiamone in Parlamento, so che c’è un’intesa fra i due partiti più grandi ma questo è un tema che attiene all’esistenza dei partiti minori, è un tema che attiene alla democrazia del Paese e alla partecipazione popolare”. Per il ministro Mauro poi, ”dopo venti anni che votiamo obbligati a farci carico di ciò che le segreterie dei partiti hanno già deciso, ci fate votare con le preferenze, in modo da scegliere coloro che si vogliono mandare in Parlamento?”.
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